Fucina del raccontare innovativo

La copertina: l’inizio del racconto di un disco.

Beck-The-Information1
In un’epoca in cui la musica si scarica, amo ancora scoprire piccoli negozi di dischi e spulciare tutte le copertine. Starei ore a scorrerle: le guardi e già ti immagini la musica che contengono, lo stile, l’impronta che l’artista ha voluto dare alla sua creatura.
Esistono copertine super colorate con progetti grafici minuziosi, altre sfoggiano invece una semplice foto.
Ad esempio, nel mondo dell’indie più la foto della copertina è grezza, sfocata, banale, più fa effetto tra noi consumatori seriali di musica alternativa. In ogni caso, dentro c’è pura passione. Analogie le ritrovo nella quotidianità: una maglietta strappata, jeans stravecchi, minore importanza alle convenzioni, più all’espressione del modo di essere.
Altri, al contrario, sfoggiano stoffe e colori sofisticati: modi diversi di raccontarsi, quasi una musica…
Quando ho iniziato a scrivere questo post, avevo in mente la copertina del disco “The Information” di Beck. In questo caso l’artista ha creato una copertina vuota, con all’interno tanti piccoli adesivi di varie forme, così ciascuno se la può costruire come gli pare.
Prima ovviamente ho ascoltato il disco e poi ho composto la copertina.
A distanza di anni capisco che il racconto di un oggetto dipende dagli occhi con cui lo vediamo; quindi a distanza di tempo vediamo cose diverse.
Il racconto non è fantascienza, ma parole che cambiano significato in base allo stato d’animo in cui ci si trova.
Non voglio demolire il racconto, lo voglio solo portare al livello dei nostri occhi e non oltre.

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